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01/03/2007

Robert Byron - The Road to Oxiana (1937)

In 1933, the delightfully eccentric travel writer Robert Byron set out on a journey through the Middle East via Beirut, Jerusalem, Baghdad and Teheran to Oxiana, near the border between Afghanistan and the Soviet Union. Throughout, he kept a thoroughly captivating record of his encounters, discoveries, and frequent misadventures. His story would become a best-selling travel book throughout the English-speaking world, until the acclaim died down and it was gradually forgotten. When Paul Fussell published his own book Abroad, in 1982, he wrote that The Road to Oxiana is to the travel book what «Ulysses is to the novel between the wars, and what The Waste Land is to poetry». His statements revived the public's interest in the book. […] Today, in addition to its entertainment value, The Road to Oxiana also serves as a rare account of the architectural treasures of a region now inaccessible to most Western travelers, and a nostalgic look back at a more innocent time. (Oxford University Press)

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Questo testo del 1937 si presenta ancora oggi quanto mai attuale per via dell’immediatezza e della vitalità che caratterizzano l’approccio alla realtà circostante. Robert Byron (1905-41) attraversa i luoghi dell’arte e della memoria tra Persia e Afghanistan con lo spirito dei grandi esploratori dell’Ottocento e la grazia disinvolta di un vedutista alla ricerca di scorci da ritrarre ad acquerello. Uomo colto e dotato di spirito, Byron viaggia alla ricerca delle testimonianze del passato non tralasciando di rilevare le contraddizioni del presente. Il libro, tecnicamente, si definisce come un diario di viaggio, ma ciò che conquista il lettore è il piglio brillante con cui l’autore riporta le sue impressioni di attento osservatore della natura umana non meno che delle testimonianze archeologiche. Sia quando parla dell’arte Moghul sia quando commenta, con stile rigorosamente british, le bizzarrie esterofile dello scià Reza Pahalavi, Byron incanta con la sua prosa asciutta e sorprendentemente moderna. Il racconto dei suoi spostamenti a bordo di camion sgangherati, sempre en panne, o dei pernottamenti in caravanserragli antichi come le strade da lui percorse, è affascinante quanto la descrizione delle meraviglie di Isfahan e di Herat. Un viaggio avventuroso lungo un itinerario che comprende le testimonianze di uno dei periodi più floridi per l’Asia centrale: il Rinascimento timuride. Tamerlano, Shah Rukh, Goar Shad Begum, uomini e donne innamorati del piacere di vivere, i «Medici d’Oriente», come li definisce l’autore, seppero conciliare, sia pure per un breve periodo, il consolidamento di un potere basato sulla fede islamica con un vero e proprio umanesimo e un raffinato mecenatismo. D’altra parte, l’interesse di Byron non si limita all’architettura del XV secolo, ma percorre le tracce di tutte le diverse dominazioni: dall’impero Achemenide con le vestigia di Persepoli alla dinastia Sasanide, le cui testimonianze archeologiche, all’epoca scarsamente conosciute, «documentano un oscuro periodo della storia alla congiunzione tra il mondo antico e quello moderno»; dalle prime dinastie islamiche, Omayyadi e Abbasidi, agli invasori di lingua turca che, convertiti all’Islam, regnarono tra crudeltà e splendore fino all’avvento dei Safavidi. L’edizione Adelphi riporta in apertura il saggio di Bruce Chatwin, Lamento per l’Afghanistan, scritto come introduzione all’edizione Penguin di La via per l’Oxiana. (Pietro Gaglianò, Exibart)

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Robert Byron traza en Viaje a Oxiana su peregrinaje a través de Persia y Afganistán en los años treinta, en busca de los orígenes de la arquitectura islámica. Al hacer revivir con animada autenticidad a unos personajes y unos paisajes, Viaje a Oxiana se convierte en una oda apasionada a la búsqueda de la aventura, en el retrato evocador de un heroico y visionario viajero. Como ha escrito Jonathan Raban, «Byron era un genio de la improvisación, un intérprete con una condición innata para “tocar de oído”. En Viaje a Oxiana hay ensayos eruditos, aforismos, breves obras farsescas, apuntes maravillosamente exactos de instantes atrapados y congelados en el tiempo, junto a documentos como formularios para la obtención de un visado y recortes de periódicos... Es la expresión escrita – con extraordinaria brillantez – de una sensibilidad totalmente moderna, el retrato de un hombre occidental, a la deriva entre varias fronteras». (Altair)

Robert Byron (1905-1941)


16/01/2007

Ibn Battuta 1 / A Recommended Reading

Ross E. Dunn, The Adventures of Ibn Battuta
University of California Press, Los Angeles 1986

From the back cover of the american edition:
Abu Abdallah Ibn Battuta is celebrated as the greatest traveler of premodern times. The narrative of his extraordinary journeys stands, along with Marco Polo's, as the most ambitious and informative work of travel literature of the Middle Ages. Ross Dunn here recounts the great traveler's remarkable career, interpreting it within the cultural and social context of Islamic society and giving the reader both a biography of an extraordinary personality and a study of the hemispheric dimensions of human interchange in medieval times.

Dalla quarta di copertina dell'edizione italiana (Gli straordinari viaggi di Ibn Battuta, Garzanti, Milano 1993):

Nato nel 1304 a Tangeri, Abu 'Abdallah ibn Battuta è unanimemente riconosciuto come il più grande viaggiatore dell'epoca pre.moderna. Compì spedizioni non solo nelle regioni centrali dell'impero islamico, ma raggiunse anche le sue remote frontiere, India, Indonesia, Asia Centrale, Africa orientale e Sudan occidentale, attraverso l'equivalente di quarantaquattro paesi moderni. [...] Dopo una favolosa carriera lunga ventinove anni, Ibn Battuta redasse un libro di viaggi [noto per lo più con il titolo di Rihla, "viaggio"] che è, a un tempo, un resoconto di avventure e un ampio ritratto del mondo cosmopolita di principi, mercanti, studiosi e religiosi musulmani con cui venne in contatto nel corso della sua vita. Nessuno meglio di lui ci introduce nella dimensione internazionalista che fu propria della civiltà islamica. Le sue avventure ci offrono una visione più chiara e più ampia delle forze che fecero della storia dell'Eurasia e dell'Africa del XIV secolo un complesso e unitario sistema di interconnessioni.

Ibn Battuta in un manoscritto arabo