Cynthia Dall - Untitled (1996)

L’album d’esordio di Cynthia Dall è un disco di una bellezza lunare, che seduce e conturba al tempo stesso. La voce (spesso appena un sussurro) e le canzoni di Cynthia brillano di una luce soffusa che si trasforma talvolta in un lucore sinistro, come nell’iniziale Christmas (California), ossessiva e minacciosa pur nella sua dolcezza («Che cosa pensi di regalarmi per Natale?/Meglio per te che sia bello»). Altrove, come in Berlin, 1945, su uno scarno accompagnamento di radi e solenni accordi di pianoforte – l’ottima Michelle Alexander –, Cynhia intona liriche intrise di un dolente intimismo («A volte quando mi spoglio/odio il mio corpo, e lo odi anche tu/perché nessun uomo può sopportare la vista/di una bella donna che ha ferite ancora aperte»). Anche i duetti con Bill Callahan (con cui Cynthia aveva già collaborato negli Smog) sono venati di spettrale malinconia. In cabina di regia, il talentuoso Jim O’Rourke (Gastr del Sol, Sonic Youth), presente anche nelle vesti di musicista (suo lo splendido piano di Lion Becomes Dragon) confeziona un sound nitido e glaciale, che esalta la vena crepuscolare della maggior parte delle composizioni dell’artista. Ammalianti come rose, pungenti come spine. Untitled è una gemma preziosa, da contemplare a lume di candela nelle notti di plenilunio. R.

Though the album cover bears no name or title, this collection of songs is actually the work of Cynthia Dall, best known for her collaboration with labelmate Smog. Smog's Bill Callahan appears on Untitled, contributing guitar and vocals; however, aside from similarly stripped-down production values, that's the only similarity between Smog's music and Dall's solo work. If possible, Untitled is even more implosive and desolately beautiful than her work with Smog on songs like Christmas (California) and Lion Becomes Dragon. She's able to turn a question like "What are you getting me for Christmas?" into a frosty, thinly veiled threat. The echoing pianos that make up Untitled's musical motif sound as if Dall were in a very faraway place that's both nightmarish and dreamy. That's not to say that Untitled is a completely bleak album; on tracks such as the Callahan/Dall duet Holland and the wistful ballad Bright Night, the album achieves a remote, luminous beauty, and on Aaron Matthew, it grows downright warm and genuine. Brittle, disturbing, and magnetic, Untitled shows that Dall has plenty to say on her own terms. A frighteningly lovely album. (AMG)

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