Qu’elle reprenne une tradition ancienne de chants a cappella ou des pièces pour danser, Houria Aïchi anime un répertoire où des poèmes d’amour côtoient des chants d’exil, des chants de travail, des berceuses et, pour son dernier album Khalwa, des chants sacrés d’Algérie.
Découverte à Paris en 1984, elle entame très vite une tournée internationale. En 1990, Bernardo Bertolucci la choisit pour la bande sonore de son film Un thé au Sahara et l’année suivante, après un récital au Théâtre de la Ville à Paris, elle enregistre un chant sur une musique d’Arthur Honnegger, en compagnie du musicien japonais Ryuichi Sakamoto.
Avec une percussion qu’elle frappe à la main (bendir) et la complicité de la flûte traditionnelle (gasba) du virtuose Saïd Akhelfi, Houria Aïchi célèbre la force d’une tradition qu’elle s’attache à faire partager à Paris, New York, Montréal, Bruxelles, Barcelone, Fès et Alger. […]» (Algeriades)
«L’Aurés è una regione montagnosa dell’entroterra orientale algerino, a sud di Constantine, abitata da una delle tante comunità berbere che sono disseminate nel Maghreb e che costituiscono la popolazione originaria di quest’area, conquistata in seguito dagli arabi nel corso della massiccia espansione iniziata nel VII secolo d.C., dopo la morte di Maometto. I berberi del Maghreb furono gradualmente convertiti all’islam dagli invasori, nel periodo fra il settimo e l’undicesimo secolo, ma ciononostante mantengono ancora oggi una cultura che presenta aspetti distintivi rispetto a quella araba. Grazie anche al loro isolamento negli insediamenti montagnosi del Marocco e dell’Algeria, i berberi infatti non si sono mai completamente sottomessi all’autorità statale e ai costumi delle città e hanno sempre praticato forme di dissenso e resistenza. Fra gli aspetti caratteristici delle popolazioni berbere va citato il ruolo delle donne che, a differenza delle donne arabe di città, non portano il velo e sono protagoniste in determinate circostanze (ad esempio, i matrimoni) di eventi espressivi in cui possono dar voce liberamente alle proprie idee e ai propri sentimenti.
Houria Aïchi […] appartiene a una famiglia le cui donne sono da generazioni cantanti semiprofessioniste, frequentemente invitate nel paese e nei villaggi vicini per animare le feste con il canto chaouia, proprio dei contadini berberi della regione Dalla madre e dalla nonna Houria Aïchi ha così appreso uno stile di canto e un repertorio che si è impegnata a mantenere vivi, in quanto espressione della cultura musicale e in particolare delle tecniche vocali proprie dell’Aurés. Il repertorio cui si ispira Houria Aïchi è in realtà ancora più ampio di quello appreso in famiglia e fa riferimento alla tradizione trovadorica delle azryat (donne libere) e in particolare al repertorio di Aïssa El-Jarmouni, che conosceva centotrenta canti in parte in lingua berbera e in parte in lingua araba. Dal punto di vista melodico, il repertorio di Houria Aïchi si organizza in tre categorie principali…» (Suoni dal mondo)
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